Gelindo sulla rotta dei Magi
Sacra rappresentazione per cantastorie, stellari, bandino e voci gregoriane
Cantastorie Amedeo Savoia- Andrea Brunello
Stellari Cantori di Faedo
Pastori suonatori Bandino di Faedo
Voci gregoriane Gruppo vocale Laurence K. J. Feininger
Coordinamento musicale Roberto Gianotti
Ideazione e regia Renato Morelli
Produzione NeumaMedia
Sinossi – presentazione
Il Gelindo è il testo teatrale natalizio più presente e conosciuto nella tradizione popolare, almeno fino alla seconda guerra mondiale (ma neppure ai nostri giorni è del tutto dimenticato e, anzi, sembra conoscere una sua reviviscenza). Il Gelindo è stato letto e rappresentato, a partire dai primi anni dell’Ottocento, nelle stalle, negli oratori, nelle chiese, nei teatrini di tutta l’Italia centro-settentrionale (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia, Toscana). Il suo protagonista (l’umile pastore Gelindo, attraverso il quale viene visto e vissuto l’episodio evangelico del Natale) è entrato fra i personaggi obbligatori del presepio e addirittura è diventato proverbiale: “Gelindo ritorna“. I cantastorie lo hanno poi fatto loro contribuendo, nel canto, alle sue fortune in tutta l’Italia settentrionale e centrale. In ogni caso esistono precise relazioni tra i testi dei Gelindi e i canti utilizzati in alcune varianti della Stella ancora in uso secondo modalità tradizionali in numerose località del Trentino e dell’Arco Alpino.
Al fenomeno del Gelindo, Roberto Leydi (fondatore dell’etnomusicologia italiana, recentemente scomparso) ha dedicato il suo ultimo volume (Gelindo ritorna, Omega edizioni, 2001, con prefazione di Umberto Eco (che da ragazzo aveva recitato nel Gelindo dei Capuccini di Alessandria).
La storia del Gelindo ha avuto presenza (e diffusione) attraverso due tipologie di testi.
La prima è una sacra rappresentazione, pubblicata a partire dalla seconda metà del Settecento in un numero elevato di edizioni, affidate per la diffusione soprattutto al colportage; una forma di teatro popolare incentrato sulla figura del pastore Gelindo, ma dove compaiono solitamente tutti i personaggi e gli episodi del racconto evangelico natalizio, compresi i Tre Re Magi d’Oriente, l’Angelo, Ottaviano imperatore di Roma, Erode re della Giudea, etc.
La seconda è riconducibile ad un testo “da cantastorie” che ha circolato (in Piemonte, Lombardia, Emilia, Veneto, Toscana) ad opera di cantori di piazza e, soprattutto, in una stampa popolare della quale però conosciamo l’autore in quanto porta, in calce, l’indicazione “Proprietà letteraria del poeta Andrea Cereghino e dei suoi figli”. I Cereghino furono una famiglia di cantastorie di Favale di Màlvaro (Appennino ligure), attiva tra gli anni Trenta dell’800 e la fine del secolo. Andrea Cereghino, detto Sprangou de Castello, di discendenza contadina, fu il capostipite di questa famiglia di suonatori ambulanti prima, di cantastorie poi. Appare evidente come Andrea Cereghino abbia derivato direttamente il suo Cantico Cristiano in preparazione alla novena del S. Natale dal testo teatrale del Gelindo (quasi sicuramente dalla versione “monferrina”).
Scrive a questo proposito il Leydi:
“…del Cantico… conosco almeno un’altra edizione a stampa, posteriore, pressoché identica, nel testo, all’edizione originale di Acqui, pubblicata non già da qualche altro cantastorie, ne per esser usata da cantastorie, bensì per iniziativa di un privato e in funzione devozionale. Debbo a Renato Morelli la segnalazione di questa singolare edizione del Cantico, fatta stampare presso la tipografia di Antonio Vicenzi di Bassano da un cittadino di Ponte Caffaro (Brescia), Stefano Fusi, che aveva avuto modo di ascoltare, non sappiamo dove, il componimento dei Cereghino da un cantastorie e da lui acquistare una copia del libretto. Secondo le testimonianze raccolte da Renato Morelli, Stefano Fusi (nato nel 1898) avrebbe incontrato il cantastorie impegnato a cantare il Cantico nel 1915. Non è quindi impossibile che il cantastorie (o il gruppo di cantastorie) incontrato da Stefano Fusi fossero proprio i Cereghino, nell’ultimo periodo di loro attività sulle piazze. Il libretto fatto stampare a sue spese a Bassano da Stefano Fusi non è datato, ma è molto probabilmente degli anni immediatamente seguenti la prima Guerra mondiale.”
È dunque a questa edizione del primo Novecento (fatta stampare presso la tipografia Vicenzi di Bassano dal caffarese Stefano Fusi) che fa riferimento il progetto GELINDO SULLA ROTTA DEI MAGI, una sacra rappresentazione “per cantastorie, stellari e voci gregoriane”. Filo conduttore sarà il “cantastorie”, ovvero l’attore Amedeo Savoia, che reciterà le varie strofe in rima di questo componimento.
Alcune singole strofe verranno ripetute “cantate” dal gruppo di Ponte Caffaro (va ricordato a questo proposito come l’intero componimento venisse “cantato” – per esteso – nella tradizione della bassa Val del Chiese). Queste singole strofe in particolare introdurranno a loro volta i canti della Stella che hanno precise relazioni con questo testo del Gelindo, e che verranno eseguiti di volta in volta dai cantori tradizionali della Valsabbia, di Faedo, Sover, nonchè dal bandino di Faedo in versione strumentale. Infine – dal momento che alcuni di questi canti derivano direttamente dalle raccolte laudistiche “a travestimento spirituale” elaborate dal Concilio di Trento – il gruppo vocale Laurence K. J. Feininger eseguirà le rispettive versioni gregoriane controriformiste.
GELINDO SULLA ROTTA DEI MAGI si configura dunque come un itinerario ragionato sulla religiosità popolare natalizia, dalla controriforma alla tradizione orale contemporanea; una piacevole riscoperta – in chiave teatrale, musicale – di un repertorio “di confine” fra popolare e colto, scritto e orale, sacro e profano, che nelle pieghe della storia è riuscito a sopravvivere – con alterne vicende – fino ai nostri giorni.
(Canti eseguiti: Fra l’orrido rigor, I tre Re Magi continantamente, Puer natus, Dolce felice notte, L’unico filgio, Noi siamo I tre Re dell’Oriente).