Come un fiume

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Come un fiume. Viaggiatori dell’impero

Ieri emigranti, oggi cittadini d’Europa

Co-produzione                     Associazione ATTI, Fondazione AIDA

Drammaturgia e regia      Flora Sarrubbo

Con                                   Maura Pettoruso, Stefano Detassis, Flora Sarrubbo

Grafica                               Matteo Fait

Consulenza musicale            Renato Morelli

Musica                               T.T.T. express · Musiche dal Trentino, Tirolo, Transilvania

                                                    Pietro Berlanda            flauto

                                                    Bice Morelli                 violino

                                                    Renato Morelli             fisarmonica

                                                    Andrea Ruocco            contrabbasso

                                                    Monika Callegaro         voce

                                         Sandra Montagnana     voce

Sinossi – Presentazione

Nella seconda metà dell’Ottocento le migrazioni, che per il Trentino come per larga parte dell’arco alpino erano state fino ad allora stagionali, cambiarono natura facendosi, per intere vallate e intere classi sociali, permanenti. A partire dagli anni Ottanta del secolo – oltre a una moltitudine che fu indirizzata sulle rotte transoceaniche – alcune migliaia di persone lasciarono la loro terra per destinazioni nominalmente “interne” all’Impero, ma in realtà lontane per distanza geografica, lingua, cultura materiale, religione. Queste persone migrarono verso altri territori della duplice monarchia danubiana, principalmente Austria occidentale, Bosnia ed Erzegovina, Romania, Ungheria. Per lungo tempo questi eventi sono rimasti in parte sconosciuti e intrappolati nelle pieghe della storia europea, riemergendo solo dopo il dissolversi della cortina di ferro. A loro e ai loro discendenti, il cui destino si identificò ben presto col destino delle piccole patrie che li avevano accolti, questo lavoro è dedicato. Non di sole traversìe – e talvolta migrazioni ulteriori e dolorosi ritorni – sono fatte le loro vicende, ma anche e soprattutto di energie vitali travasate altrove, dell’orgoglio di un cognome, una canzone, una preghiera, un’espressione di famiglia in una lingua soave. E con queste suggestioni oggi spesso si torna, si riscopre, si porta un bagaglio di esperienze e di curiosità che apre a noi – che siamo rimasti – più vasti orizzonti, nuove prospettive e fecondi scambi. Attraverso di loro, e grazie a loro, ricordiamo la diaspora trentina, invisibile a chi non la conosce e così reale per chi l’ha vissuta.

L’Ottocento trentino si caratterizza da un lato per l’appartenenza all’Impero austro-ungarico, dall’altro per il fenomeno dell’emigrazione permanente. C’è chi ha dovuto solcare gli oceani, tanti altri invece, pur non uscendo dall’Impero, furono costretti a lasciare il Trentino per l’Austria, la Bosnia, la Romania, e l’Ungheria. A queste persone e ai loro discendenti – che non ci hanno dimenticato – è dedicato questo lavoro. Attraverso di loro ricordiamo una pagina sconosciuta della storia dell’emigrazione e della diaspora trentina, invisibile a chi non la conosce e così reale per chi l’ha sperimentata.